13 febbraio 2025

Captain America: Brave new World

Recensione Film
Anno: 2025
Regia: Julius Onah
Genere: Cinefumetto, spy/Thriller

★★ 😳

Sam Wilson deve provare di essere un degno capitain america e risolvere un complotto contro il presidente. Film dell MCU che rischia molto concentrandosi su quello che non è certo il piu popolare dei personaggi Marvel ma devo dire che qualche scena d'azione è carina, è sempre bello vedere come evolvono e si sviluppano le trame di questo universo condiviso collegandosi a quanto successo nella serie tv, negli Eternals e addirittura all Hulk del 2008, piuttosto caldo è il rapporto d'amicizia con Torres e con Isaiah Bradley che subisce una tragica situazione che mette sincero dispiacere e motiva bene il protagonista, poi qua Harrison Ford arriva a sostituire William Hurt nei panni di Ross e devo dire che in qualche momento di sofferenza personale riesce a convincere e mi è piaciuto un interessante cross cut di una battaglia area mentre il presidente fatica a resistere ai suoi demoni personali. Ma per quanto il film non sia cosi male non è neanche nulla di interessante, si ispira molto a Winter soldier e prova ad essere uno spy thriller che critica una presidenza corrotta ma ogni elemento politico o controverso è stato palesemente tagliato per far contenti tutti, l'aspetto del cattivone è fin troppo scemo, la sceneggiatura è uno spiegone dopo l'altro e tutti parlano e parlano in modo molto blando e noioso, non aiuta anche che il film ha un pessimo ritmo, non ha una regia, uno stile o anima particolare e tecnicamente appare molto freddo con personaggi che si muovono in un mondo sempre piu finto fatto con la piu blanda computer grafica, specie le scene di volo con i jet sono visivamente spazzatura e mi hanno molto irritato i ciliegi fintissimi che cercano falsamente di strapparti un po' di sentimento umano. E amo da sempre Harrison Ford come attore ma oramai merita la pensione, qui è decisamente sottotono e fuoriforma e qualsiasi altro attore avrebbe funzionato meglio nel ruolo di un presidente che fatica a controllare le sue emozioni cosi come continua a non funzionare Anthony Mackie come supereroe, poverino ci prova in tutti i modi, quelli alla Marvel lo spingono con forza, "dai provaci che ce la fai" gli dicono ma non è chiaramente il suo ruolo, non ha la faccia, il carisma e la presenza scenica di sostenere questo personaggio che si trova costretto a sostituire Steve Rogers per una testarda forzatura progressista. Nell insieme non è malvagio e l'azione finale mi ha divertito ma è decisamente un cinefumetto mediocre, poco ispirato e nel profondo anche piuttosto infantile.


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3 febbraio 2025

M - Il Figlio del Secolo

Recensione Serie Tv
Anno: 2025
Regia: Joe Wright
Genere: Biopic, Storico
Episodi: 8

★★★★ 😱

Giovane politico negli anni 1919 fonda i fasci di combattimento per fare la storia d'Italia. Basata sul romanzo di Antonio Scurati questa serie BioPic parla di Mussolini e la sua tragica ascesa al potere con una narrazione che rompe il quarto muro piu volte per arrivare direttamente allo spettatore come in House of Cards e costruire complicità con il criminale ma anche provocare un sentimento di disgusto e indignazione per una degenerazione della politica fatta di violenza, bugie e retorica che tristemente risulta sempre attuale. A guidare il tutto c'è Luca Marinelli che è straordinario e riesce a trasmettere molto carisma ed energia dando vita ad un personaggio pieno di forza, ma anche patetico, buffo, arrogante, bastardo, un vanitoso codardo che è stramaledettamente fortunato ed è riuscito con i suoi discorsi a tirarsi fuori da qualsiasi situazione difficile, e fa sorridere la gelosia con D'annunzio nei primi episodi per come è un uomo di veri ideali rispetto all suo essere solo un disgustoso opportunista, fa male vedere la sua sanguinaria banda di bulli scemi come animali diventare sempre piu violenta e spietata, è odioso come tratta male le amanti occasionali, la moglie e i figli abbandonati e trascurati mentre lui è sottomesso dall amante Sarfatti, funziona il rapporto con l'amico Cesarino che gli fa da complice di ogni atrocità, fa ridere Il Re all inizio che appare buffo con i baffoni e sul grande trono ma diventa sempre piu odioso per come si rende complice di queste violenze che fanno comodo contro gli scioperi, triste il modo con cui vengono convinti i Cattolici con nuove leggi a loro favore ed è molto tragico il momento dell'omicidio di Matteotti che segna il confine definitivo con la dittatura. La Regia di Joe Wright è buona e riesce bene a saltare da momenti piu comici a quelli piu drammatci senza pesare troppo, la serie è piena di discorsi e ricostruzioni storiche che gli danno un impostazione teatrale ma ogni tanto arrivano montaggi veloci e momenti arthouse onirici abbastanza interessanti e rari in una produzione per la televisione, belli ad esempio i veloci tagli di montaggio durante le violenze sotto una ritmata musica elettronica, quando appaiono i suoi discorsi da socialista sul soffitto per poi dargli fuoco simboleggiando il suo tradimento ideologico, carino il teatrino con i socialisti come coniglietti, ottimo l'incontro con l'incorruttibile Sturzo con la statua di Gesu o con il cardinale corrotto con dietro immagini di Caravaggio, mi piacciono i momenti di tensione con la vedova di Matteotti che tra mosche e un'ingombrante testa gigante del Duce rendono vivo il senso di colpa e l'ammissione di responsabilità o ad un certo punto quando fa discorso alla finestra o viaggiano in macchina e appaiono all esterno i filmati storici in bianco e nero come se la narrazione stessa sia un meta-viaggio dentro la storia dove lui è prigioniero in se stesso. Ma a parte le singole scene quello che davvero riesce bene a fare la serie è Smitizzare il Mito fascista mostrando quanto patetico sia stato, ancora oggi gira intorno alla sua figura un aura di forza, si pensa sia stato ordine e disciplina, valori e amore per la patria ma la serie usando fatti realmente accaduti dimostra quanto i fascisti erano solo un ammasso di rozzi e volgari criminali e che mussolini sia stato solo un affabulatore avido di potere che con le sue menzogne ha usato tutti per poi abbandonarli alla prima occasione, l'idea di un leader forte affascina da sempre e cosi piace vedere tutti urlare "eia eia alalà" formando un gruppo da stadio ma nel profondo lui non credeva davvero in nessun valore, ha usato cinicamente la violenza piu brutale per farsi strada e distruggere ogni regola democratica come farebbe un Gangster e la serie lo mostra giustamente sempre impaurito come un patetico mostro che nessuno è riuscito o ha avuto il coraggio di fermare, per questo quel finale dove si sottolinea il silenzio dell intera aula è molto potente e funziona a rimarcare come alla fine tutti diventiamo responsabili se si lasciano impuniti criminali del genere.

2 febbraio 2025

10 Anni di questo Blog

E si esatto sono passati dieci anni da quando ho creato questo blog! yeeeeeh! all epoca mi sembrava una cosa strana scrivere le mie idee online e visto che mi stufo subito di fare le cose non pensavo di continuare per cosi tanto tempo ma negli anni il Blog è diventato il mio compagno di viaggio dove raccogliere i miei pensieri e catalogare tutte queste opere che vedo cosi mi è tornato piuttosto utile. Per questo compleanno pensavo di fare qualcosa di speciale ma alla fine sono molto pigro e tanto non frega a nessuno di sta cosa, per il resto si invecchia, appaiono nuove patologie e malattie ma si spera di riuscire ad andare avanti in questa solitaria strada di vita...

29 gennaio 2025

Diablo 3

Recensione Videogioco
Anno: 2012
Studio: Blizzard
Genere: Action-Loot Rpg

★★★ 😖

Eroe parte per Tristram dove è caduta una misteriosa meteora e ha fatto apparire una marea di non morti. Il terzo capitolo della saga di Diablo ripropone il collaudato gameplay action-rpg dove si falciano infinite orde di mostri per livellare e avere un fiume di armi e oggetti, la storia è molto semplice con la solita caccia ai signori demoni ma è presentata bene con filmati narrati, audiolog, buoni personaggi come Tyrel, intriga il segreto sulle origini di Leah, l'aiuto di Kulle, la guerra contro la legione di Azmodan e come si arriva allo scontro con Diablo nel paradiso. Peccato che nonostante un buon inizio il terzo e quarto atto deludono molto e appaiono piuttosto frettolosi e vuoti, sono due atti dove la storia quasi scompare e le orde di mostri da uccidere si fanno fin troppo noiose, non aiuta la difficoltà molto sbilanciata, manca una solida personalizzazione e le abilità di classe una volta sbloccate rendono il gioco molto piatto e ripetitivo, specie la versione base ha avuto parecchi problemi di meccaniche e c'era adirittura un negozio online di oggetti che era ben oltre il legale. Tutto o quasi è stato aggiustato con l'espansione Reapers of Souls che aggiunge un soddisfacente quinto atto molto Dark gotico dove si lotta contro l'Angelo della morte, la difficoltà diventa gestibile e modificabile a piacimento durante il gioco, fa sorridere il livello segreto contro le mucche e quello zuccheroso colorato con gli unicorni, tanti sono gli scrigni o i nuovi bonus e funziona la Modalità Avventura post-game che è quasi infinita per come si può potenziare all inverosimile il proprio personaggio completando varchi, missioni e cacce. Ho odiato molto i miniboss randomici potenziati pieni di seguaci per come appaiono sempre invincibili ma funzionano le battaglie principali contro i boss di zona e mi piace che ti impediscono di stare fermo e cosi buono lo scontro con il re Scheletro, Il macellaio, il gigante Belial, Diablo o Malthael e anche le sei classi non sono male e sono tutte piuttosto soddisfacenti da usare, funziona il Barbaro con il suo turbine di lame, il monaco con i suoi pugni, il mago con i laser e la moltiplicazione, carino lo sciamano in stile vodoo, il cacciatore con le sue mitragliatrici e trappole, il potente Crociato ma il mio preferito è il Negromante ed è una vera goduria far esplodere i cadaveri che lasciano i nemici. Nell insieme nonostante sia un buon gioco che da dipendenza resta comunque un po' di delusione per come risulta cosi mediocre nelle meccaniche, la personalizzazione delude, il mondo di gioco e lo stile artistico è piuttosto blando e noioso e sopratutto quel terzo e quarto atto della campagna affossano fin troppo l'intera esperienza.

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Diablo 2

27 gennaio 2025

Il Pianista

Recensione Film
Anno: 2002
Regia: Roman Polanski
Genere: Dramma, Storico

★★★★ 😥

Pianista ebreo deve sopravvivere all occupazione nazista di Varsavia durante la seconda guerra mondiale. Toccante dramma storico che descrive tutta la sofferenza e il dolore del periodo e mi piace all inizio come la guerra irrompe all improvviso fermando la musica, funziona molto bene la famiglia per come è unita e si preoccupa per le notizie e le nuove leggi razziali ma anche si sente una forte indignazione e tragica impotenza per quello che stanno subendo, piena di sofferenza è l'entrata nel ghetto, la costruzione del muro intorno, la gente morta per le strade, la donna che disperata cerca il marito, si capisce la rabbia del fratello, fa male la scena dove prova a salvare un bambino che passava sotto il muro, brutale il momento dove lanciano un povero vecchio dalla finestra, fa male ripensare alla frase verso la sorella che avrebbe voluto conoscere meglio e a quell ultima cena con una caramella tagliata. Il film è una sofferenza dietro l'altra che trasforma e distrugge il protagonista e l'intera città, simbolica infatti è la statua del Cristo in piazza che assiste dall alto alla guerra fino a cadere distrutta nella neve, per non dire potentissima e desolante l'immagine dell intera città rasa al suolo con dei palazzi ormai scheletri senza piu vita, cosi come è di forte impatto la traversata del ghetto vuoto pieno di valigie e ancora morti abbandonati sulle strade in continuazione. Ottima è la trasformazione di Adrien Brody che da musicista dandy altolocato diventa un vero e proprio barbone che zoppica ed è pieno di tic nervosi, in alcuni momenti di azione e violenza Polanski sembra guardare a quanto fatto da Spielberg ma il film si differenzia per come invece che eroi mostra solo l'umanità con un protagonista che vive la guerra, aiuta i ribelli ma pensa a se stesso, non lotta o ha ideali, non porta rancore o odio, c'è molto osservare dalla finestra, scappare, fuggire, nascondersi, e sopratutto che ha una costante e percepibile Fame, la mancanza concreta di cibo rende tutto viscerale e umano piu di qualsiasi morale e spiegone possibile. E se la guerra è la morte la musica è la vita, Il pianista braccato come un animale trova sempre piu difficile fare il suo lavoro e mi piace molto che nel silenzio si deve rifugiare nella fantasia per poter suonare il piano, fino al climax totale del film dove la musica letteralmente gli salva la vita, una scena dove è un uomo distrutto, infreddolito, affamato, ha perso tutto, senza energie, con le dita doloranti, la minaccia di morte sulle spalle ma deve suonare per tirare fuori tutto questo male che ha dentro e mettere la sua anima e la sua passione nell arte, davvero un grande momento e porta anche ad un finale che rifiuta il risentimento e la vendetta e finisce invece con la luce e la voglia di aiutare gli altri, simbolo piu puro di umanità. Forse la seconda parte ha troppi momenti di attesa nella solitudine con un ripetersi di gente che lo aiuta e forzate scene d'azione alla finestra che non mi convincono molto, specie non mi piace il carroarmato che alza la mira proprio nel piano dove c'è lui, ma nell insieme tutto funziona bene ed è un ottimo film su questa grande tragedia storica.

24 gennaio 2025

The Apprentice

Recensione Film
Anno: 2024
Regia: Ali Abbasi
Genere: Biopic

★★★ 😌

Negli anni 70/80 un giovane Donald Trump cerca di tirarsi fuori dai guai e fare ancora piu soldi. Biopic che narra gli anni d'oro di Trump e seppur sia un film molto generico nel complesso risulta interessante, mi piace il tono punk rock dei titoli d'apertura, la fotografia e la musica utilizzata fanno respirare molto il periodo storico, Sebastian Stan se la cava nel fare una versione giovane di Trump e anche se copia alcuni tick e movenze non fa la solita parodia e riesce bene a renderlo umano e mostrarlo anche fragile e impacciato, ma quello che piu colpisce è Jeremy Strong che fa un incredibile e viscido avvocato quasi simbolo del demonio stesso che diventa mentore e maestro di Trump e gli insegna come essere un farabutto con le tre regole del attaccare, negare sempre e mai ammettere la sconfitta. Cosi il film parte piuttosto bene nel mostrare la satanica ascesa alla gloria di un riccone che diventa ancora piu ricco fino alla mostruosità ma nella seconda parte il ritmo un po' crolla e non sa piu bene cosa dire, ottenuto il succeso si cerca vagamente di criticare il rapporto abusivo con la prima moglie e poi per confondere emotivamente arriva del pietismo esagerato per il personaggio di Cohn ma chiaramente quello che vuole fare davvero è un parallelo simbolico tra le origini di Trump e la sua futura carriera politica che averrà 40 anni dopo, ma anche in quest'ottica la storia non graffia nel modo giusto e anzi per me perde forza se parte del discorso è fuori dal film e tutto quello che accade deve essere letto solo in prospettiva di quello che farà. Nell insieme è storicamente un interessante biopic sull arrivisimo e sull arroganza capitalista in pieno stile anni 80 ma forse la narrazione umanizza cosi tanto la prospettiva che si riduce involontariamente a normalizzare fin troppo questo tipo di cinismo e avidità malvagia.

21 gennaio 2025

Doom 2016

Recensione Videogioco
Anno: 2016
Studio: ID Software
Genere: FPS, Azione

★★★★ 😀

L'eroe di Doom si risveglia su marte e torna a sterminare i demoni che escono dall inferno. Quarto capitolo della serie che fa un reboot e offre nuove e interessanti meccaniche d'azione che rende il gameplay molto piu viscerale e adrenalinico, infatti grazie all uso della motosega e ai colpi critici finali si può recuperare di colpo vita e munizioni e le battaglie sono un continuo spappolare i demoni in attacchi finali ad effetto, evitare i colpi, avvicinarsi al nemico indebolito, scappare da quello piu forte o saltare e muoversi nell arena disperati in cerca di un bonus e armatura. Un sistema semplice e che richiama e omaggia molto alle origini del vecchio doom ma anche che stravolge i cliché degli shooter e dello stare fermi in posizioni di copertura e questo rende il gioco molto innovativo, senza contare la straordinaria colonna sonora, le atmosfere sanguinarie horror, il design artistico pazzesco, le armi sono una piu figa dell altra dal semplice fucile fino al classico BFG che ammazza tutto, e c'è anche una buona varietà di mostri e sono tutti piuttosto subdoli e bastardi come l'evocatore che si teletrasporta, Il cacodemone palla che ti spara dall alto, i tosti baroni rossi, i cavalieri che saltano con i pugni, quelli ciccioni, le teste urlanti, i revenant, i soldati con gli scudi o le bestie in armatura che sono deboli solo di spalle e hanno pure delle maledette varianti invisibili. Ottime e soddisfacenti anche le tre battaglie con i boss con il cyberdemone, le due guardie e il fascinoso aracno-mente, Insomma il Gameplay è eccezionale e alle difficoltà piu elevate è una goduria salvarsi da morte certa grazie ad un colpo all ultimo secondo che ti riempie cure o delle munizioni giuste, poi sono carine le sfide e i bonus che ti permettono di personalizzare e migliorare le armi, i livelli sono pieni di segreti opzionali e la modalità arcade offre la giusta dose di rigiocabilità. Peccato che per un gioco cosi grande la storia sia piuttosto insipida e dimenticabile, l'eroe di Doom è aiutato da un misterioso professore robot chiamato Hayden per fermare una dottoressa folle che vuole liberare i demoni, seguiamo cosi i suoi ordini da marte all inferno fino ad un finale frettoloso e insoddisfacente dove si scopre che anche questo hayden è malvagio, una narrativa cosi blanda e approssimativa che si cerca di ignorare ma piu di una volta la narrazione spinge in missioni che vogliono creare interesse sulle azioni da compiere e cosi tutto finisce per essere ancora piu noioso e senza senso, non aiuta anche un level design mediocre fatto di troppi laboratori e arene demoniache tutte uguali, irritanti sezioni platform, orde di nemici sempre piu ripetitive e forse manca qualche altro boss in piu per variare il ritmo. Ma a parte questo è comunque un grande gioco d'azione e il primo passo di una Grande trilogia.

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Doom: Eternal (2020)

20 gennaio 2025

Veteran 2: The executioner

Recensione Film
Anno: 2024
Regia: Ryoo Seung-wan
Genere: Poliziesco

★★★ 😳

La squadra di Poliziotti di Seo Do-cheol deve proteggere un criminale e fermare un misterioso Vigilante serial killer. Sequel di Veteran che mantiene lo stesso spirito e la stessa energia comica ma la trama un po' delude e risulta piuttosto fiacca e generica, peccato perché Hwang Jung-min come attore è una garanzia, tutto inizia benissimo con comica retata a bisca clandestina e ci sono molte gag slapstick interessanti, la regia non è male e utilizza pure tanti Split-diopter e dissolvenze originali, c'è un assurdo e folle arresto sotto la pioggia in un mare d'acqua e lo scontro finale intrattiene piuttosto bene. Ma la storia ci mette troppo a decollare, l'intrigo della nuova recluta è fin troppo palese ma è presentato stranamente come un mistero da colpo di scena e non mi ha convinto come tutto è confuso moralmente e all inizio non riesce a costruire il giusto odio per l'antagonista, presenta questo Vigilante che punisce criminali che hanno fatto azioni cosi orrende che viene difficile da odiare per noi spettatori, punisce femminicidi, bullismo scolastico, incidenti stradali, fallimento del sistema giudiziaro, e viene aggiunto pure il pericolo del mondo dei Social con l'odio delle masse che viene sfruttato per per far soldi, sono tanti temi diversi ma nessuno veramente approfondito e non aiuta che nella parte finale tutto si capovolge e il Vigilante abbandona le sue motivazioni di giustizia e diventa il solito antagonista pazzo. Anche il rapporto del protagonista con il figlio depresso è abbozzato e poco sviluppato cosi nell insieme è nettamente inferiore al primo e ha piu il sapore di un sequel televisivo ma resta un buon cast e un atmosfera da simpatico poliziesco.

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Veteran (2015)

18 gennaio 2025

The Brutalist

Recensione Film
Anno: 2024
Regia: Brady Corbet
Genere: Dramma

★★★ 😑

Architetto ungherese va negli Stati uniti per ricominciare dopo aver vissuto l'orrore della seconda guerra mondiale. Grosso drammone che cerca di descrivere in modo disilluso il sogno americano e tecnicamente non è affatto male pieno di inquadrature studiate con tanti dettagli, funziona l'ottima musica, belle alcune idee visive come i titoli di testa, la statua della libertà al contrario, le scintille, il fascino per la strana sedia, la foto del matrimonio nella pausa d'intermezzo, poi Adrien Brody guida benissimo la storia con le sue espressioni e il suo corpo traumatizzato dalla guerra, il rapporto con la moglie è toccante e i momenti piu grandi del film sono nella loro intimità dove si mischia il dolore all'amore. Ma per quanto sia un opera densa e molto ambiziosa il tutto non è mai riuscito a convincermi e il film non ripaga mai la sua estrema lentezza risultando in un grosso e insipido polpettone, le scene sono allungate a dismisura ai limiti della sopportazione, ho odiato la lettura delle varie lettere e la pretenziosa divisione in parti, la regia è si ricercata ma manca il talento per elevare il materiale presentato e dopo un fumoso viaggio in Italia tra le cave di marmo a Carrara arriva quello che vuole davvero dire sull America che è la solita banalità anti-capitalista che è cattiva e sfrutta i poveri artisti di talento ma secondo me utilizza l'orribile corrente di architettura Brutalista in modo sbagliato visto che con la sua geometria e i suoi cementi spogli minimalisti è diventata simbolo dell architettura Sovietica senz'anima "vicina al popolo" mentre qua è trattata invece come se fosse una grande arte di valore che non è stata mai apprezzata, il finale sopratutto è davvero patetico dove cerca il pietismo e si elogia a parole il povero artista moderno messo in contrasto con l'architettura classica di Venezia (cento volte piu bella). Insomma è un grosso e grasso pachiderma, tutto fumo e poco arrosto, il classico romanzo da 900 pagine che non dice davvero niente.

17 gennaio 2025

A Real Pain

Recensione Film
Anno: 2024
Regia: Jesse Eisenberg
Genere: Commedia, Dramma

★★★ 😏

Due cugini vanno in Polonia per onorare la defunta nonna e le loro origini ebraiche. Pacata commedia On the Road che funziona grazie al caldo rapporto due protagonisti dal carattere opposto, uno ansiogeno e timido e l'altro piu estroverso ed esuberante, sono molto dolci le note di pianoforte in sottofondo che accompagnano il film, mi piace la pulita fotografia piena di dettagli urbani, belli i monumenti mostrati e fa sorridere quando tutti fanno gli scemi con le statue e David resta l'unico a fare le foto, mi è piaciuto quando devono tornare indietro con il treno non pagando il biglietto, ci sono brividi alla visita silenziosa del campo di concentramento ed è carino come vengono sgridati per aver messo i sassi davanti ad una porta. Jesse Eisenberg come regista e attore se la cava ma il film è tutto sorretto dall interpretazione di Kieran Culkin che affascina e riesce a dare peso e spessore al suo personaggio di Benji in apparenza estroverso ma che nasconde un grande peso e sofferenza interiore, una depressione mascherata ma che si nota da piccole espressioni e gesti ed è davvero incredibile lo sguardo completamente perso che fa lui nel finale con degli occhi commoventi di pura disperazione. Un filmetto caruccio quindi ma la fotografia per quanto bella è fin troppo pulita e sa di finto, non c'è alcuna vera voglia essere piu umana e di mostrare lo sporco e il marcio mentre tutto è impostato e inquadrato alla perfezione, trovo ridicolo il fatto che c'è un nero nel gruppo di ebrei perché sembra un mossa super forzata per fare quota di minoranza, il pianoforte in sottofondo è si dolce ma alla lunga diventa fin troppo ossessivo e martellante e nel complesso il dramma e i dialoghi per quanto cercano di volare alto planano sempre molto basso e tutto cosi risulta poco memorabile. Ma nell insieme non è affatto male, le interazioni sono simpatiche, funziona questa esperienza di viaggio condiviso con lo spettatore e si sente tanto amore tra i due.

16 gennaio 2025

A Complete Unknown

Recensione Film
Anno: 2024
Regia: James Mangold
Genere: Bio-Pic

★★★ 😫

Negli anni 60 un giovanissimo cantante Folk diventa sempre piu popolare. Biopic che narra l'ascesa al successo di Bob Dylan interpretato da Timothée Chalamet che addirittura canta le sue canzoni piuttosto discretamente, mi è piaciuto molto Edward Norton che fa il modesto e pacato Peeter Seger che incarna quasi l'idea stessa di Folk, funziona il simbolico rapporto con il malato Guthrie sempre piu prigioniero nella sua patologia, la regia di Mangold è piuttosto solida e pulita con tanti bei giochi di luce, il triangolo amoroso offre conflitti e duetti romantici carini, e la seconda parte si fa piu interessante con i problemi della popolarità, l'arrivo della ribellione e la voglia di essere un musicista libero e andare oltre il folk anche a costo di andare contro il pubblico. Ma per quanto sia il classico bio-pic competente pieno di grandi canzoni storiche tutto mi è sembrato anche piuttosto noioso e banale, il film non fa che ripetere il solito schema ripetitivo di canzoni del periodo e dramma personale, qualche evento storico e poi di nuovo canzoni e dramma in vari concerti, almeno ogni 5 minuti ne arriva una a creare rumore di fondo, e molte volte non riesci nemmeno a godertele perché vengono interrotte di colpo come se l'intenzione era solo quella di citarne il piu possibile senza omaggiarle veramente. E per carità Chalamet ci prova e canta pure ma la sua è piu una forzata imitazione che un interpretazione, come attore non eleva mai veramente il film che vive all ombra dei successi di Dylan e anzi non aiutano le sue faccette forzate, il suo accento ridicolo e le sue versioni delle canzoni che sono obbiettivamente peggiori delle originali. Poi il triangolo amoroso mi è sembrato nel complesso noioso per come si avvicina troppo al melodramma da soap opera e c'è il fatto che piu che parlare dell uomo il film fa il solito errore dei bio-pic di venerare la popolarità della Figura Pop e cosi Bob Dylan viene presentato con una plastica falsità e un aspetto glamour da copertina di moda, si concentra solo sul periodo d'oro degli anni 60 e non si parla di tutti gli altri anni di folle carriera, non c'è alcuna voglia di approfondire, di spiegare le sua psiche, i suoi errori, persino l'attivismo viene messo in secondo piano e c'è solo tanta retorica sulla musica.