Recensione Film
Anno: 2000
Regia: Roy Andersson
Genere: Surreale, Commedia Nera, Arthouse
★★★★ 😐
Commedia Nera Surrealista su un intera società in crisi. Film monolitico e molto Sovietico, triste, ambienti spogli, beige con una coposizione fotografica magnifica dove però tutti fanno quasi le belle statuine, le scene sono separate in modo netto l'una dall altra come degli sketch, delle vignette di fumetto dove la battuta finale diventa pura tragedia, si ride o dovrebbe ridere dell dramma sociale ma le scene non si fermano alla battuta e continuano quel tanto che basta da offrire quella profonda sensazione di vuoto, ricordando come ormai l'essere umano è completamente perso, non sa dove andare o cosa fare. Uomini ricchi o poveri che appaiono come zombie, senza parole, prigionieri di un ingorgo infinito, perduti nel lavoro, nel commercio, unico vero valore da venerare, ma perso il Controllo si è perso tutto, la vita non vale la pena di essere vissuta, il figlio poeta è un pazzo depresso, una vergogna per un padre disperato, i giovani promettenti vanno sacrificati in nome di questa visione razionale, persino l'approccio alla religione diventa un'altra razionale transazione economica, un altro business da abbandonare presto se non funziona piu. Ottima la scena dove Il dipendente licenziato viene trascinato nel corridoio, quel bel canto a sorpresa nella metro e poi arriva l'epicità da colossal come l'agghiacciante scena del sacrificio, quella della fuga in aereoporto o quella potentissima scena finale di completa impotenza dell uomo e che si ricollega all idea di uomini disperati come topi e zombie. Un protagonista c'è ma il film è chiaramente un arthouse pesante da vedere, con una storia piuttosto vaga, le scene sono tagliate con l'accetta e si dilungano anche in maniera pretenziosa, i temi presentati oscillano dall essere troppo ovvi al essere troppo sottili, così ti rimane sempre quella sensazione di "humm credo di aver capito ma forse non ho capito niente". Non sarà perfetto ma comunque per me è piuttosto buono, la sola messa in scena vale l'intera visione, alcune inquadrature sono veri e propri quadri con movimenti precisi che hanno sempre un significato e una narrativa al loro interno.
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