Recensione Film Animato
Anno: 2023
Regia: Hayao Miyazaki
Genere: Fantastico
★★★★ 😅
Ragazzo perde la madre e seguendo uno strano airone finisce in mondo magico. Ultimo film animato di Hayao Miyazaki che a 83 anni fa il miracolo e resuscita ancora una volta lo studio Ghibli, ed è difficile essere critici con un mostro sacro dell animazione che rifiuta la morte e la pensione e in un epoca di 3D ed intelligenza artificiale ci regala un altra opera sincera piena di passione, qua sono ottimi i colori, gli sfondi, i gesti, i liquidi, il fuoco, il vento, le creature, i disegni sono vivi, umani, puramente artistici, bellissima la visione distorta dell incendio che segna il trauma, tenerissime e simpatiche le vecchiette, spaventoso quando viene avvolto dalle rane, colpisce a sorpresa il sangue che appare sul volto, amo i piccoli wara wara, fantastico come l'airone mostra il suo vero aspetto con i denti di fuori, bello l'aprire il pesce gigante con le viscere di fuori, orgasmica e animata da Dio tutta quella scena delle carte al vento che si appiccicano alla pelle, e poi l'esercito di pappagalli, il duca, c'è davvero grande magia e amore ad ogni frame. Qua Tantissime sono le citazioni alle opere passate di Miyazaki ma c'è anche Disney come la teca di biancaneve e persino le scritte della Divina Commedia di Dante poi La storia di base è molto semplice e parla di una chiara elaborazione del lutto attraverso la fantasia con Il misterioso e strambo airone che incarna queste emozioni negative ma per come è presentata confonde e strappa immedesimazione, i ritmi sono lenti e piu che per bambini è un film Arthouse pieno di silenzi e respiri contemplativi, il protagonista è troppo freddo e le sue azioni non sono comprensibili e non sembrano quelle di un normale bambino, poi quando si entra nella torre magica per quanto tutto sia bello e fascinoso si ha l'impressione che siano tante cose a caso in un grande e caotico minestrone di idee. In verità se si scava a fondo Miyazaki parla di se stesso, il viaggio fantastico è un percorso dentro la sua vita e la sua mente, il padre che si sposa con la zia, la madre che ha perso, l'airone è la difficile amicizia con Takahata e la torre magica è lo stesso studio Ghibli tenuto in piedi a fatica in costante equilibrio precario, ma invece di essere un viaggio autocelebrativo l'autore rifiuta il peso della sua stessa leggenda ed esorcizza se stesso spingendo a non imitarlo ma a trovare nuove strade, ecco perchè il finale per certi versi appare deludente visto che viene rotta la magia che non ci appartiene. E io odio la spocchiosità intellettuale, per me ogni film dovrebbe funzionare senza spiegazioni e istruzioni esterne mentre questo è inutilmente confusionario, ha un ritmo non adatto a tutti e alla fine viene da dire sinceramente "non c'ho capito niente" ma non si può ignorare la tecnica e la grande passione che trasmette, e comunque qualcosa resta dopo la visione, viene la voglia di rivederlo, di capirci di piu, di apprezzare nuovamente i particolari, cosi il film supera i tanti aridi prodotti commerciali e rispetto a quelle opere vanitose di artisti che si sono autocelebrati appezzo molto la schietta onestà di Miyazaki che ribadisce chi è stato ma poi fa autocritica, rifiuta la sua stessa eredità, non vuole imitatori e rompe tutto.
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