7 dicembre 2020

I Racconti di Terramare

Recensione Film Animato
Anno: 2006
Studio: Ghibli (+)
Regia: Goro Miyazaki
Genere: Fantasy, Avventura

★★★ 😩

Principe depresso lascia la casa e insieme ad un mago parte per un viaggio alla ricerca di una senso alla vita. Film dello studio Ghibli fatto dirigere dal figlio di Miyazaki "per continuare la dinastia" e per questo cosiderato da molti la pecora nera del famoso studio, il tutto non è un completo disastro e la qualità tecnica resta molto alta ma è chiaro che al film manca una chiara identità, è lento, la solita storia giappo di "adolescente complessato" è debole, c'è troppo poco il Fantasy e i temi sulla depressione sono sviluppati male e arrivano molto piatti e dimenticabili. Comunque anche qua si respira la magia Ghibli, l'inizio è molto buono con un epica battaglia di draghi sul mare osservata da dei pescatori, il Mago sparviere è un ottima figura paterna, e poi c'è Tutto il viaggio che ha degli sfondi pazzeschi, il deserto, gli scheletri delle navi spiaggiate, i famelici lupi, le vallate, le pianure, o l'arrivo in città è un impatto orgasmico con una incredibile veduta panoramica, una città rossa, viva, colorata, in movimento, piena di gente, e c'è spazio per riflessioni sulla libertà con la visione degli schiavi, riflessioni al porto, e anche sulla dipendenza con l'incontro con un chiaro spacciatore di droga in un vicolo. Un peccato che la parte centrale crolla affossandosi in una lunga e pigra visita ad una fattoria, per spiegare il bello della vita il film poteva essere un magico viaggio fantastico pieno di creaturine simpatiche, incontri e lezioni per il protagonista ma invece è una misera e noiosa tappa ad una fattoria, e con una certa pigra retorica gli si fa vivere "la semplicità della campagna" mossa che fallisce perché lo spettatore non ha alcun vero rapporto emotivo con questo posto, zappare la terra, mangiare la minestra e respirare le praterie sono lavori nobili ma non è sufficiente per completare il discorso sulla vita, cosi non c'è meraviglia, non c'è calore, ci si annoia e basta, per rafforzare questo tema serviva una comunità, una simbolica coperta avvolgente e non una sperduta e fredda capanna tra i prati. E cosi a fatica si arriva al finale contro la strega/mago cattivo che rapisce tutti, antagonista sessualmente ambiguo che mi piace, specie quando mostra il suo patetico volto con degli occhi spenti bellissimi o quando si tramuta in una spettacolare melma nera animata da dio, e il suo attaccamento alla vita è per assurdo piu comprensibile della voglia di morire del protagonista, belli anche molti momenti di abbraccio e connessione tra personaggi o l'epico sfodero della spada ma il finale non mi convince del tutto, contiene troppa retorica sull amare la vita e perde di efficacia, evviva la vita, abbraccia la vita, non c'è vita senza morte, non avere paura di vivere, bla bla bla guardati il drago di luce e stai zitto! è un peccato che i seri temi esistenziali del giovane non vengano veramente esplorati, il perché vivere se poi bisogna morire non ha una risposta concreta o il complesso di Edipo del protagonista sembra dimenticato rendendo il grave acoltellamento iniziale un gesto inutile che non ha nessun tipo di redenzione. Insomma è certamente un film pieno di difetti ma grazie alla tecnica Ghibli arriva comunque un bel po' di sentimento.

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