Recensione Film
Anno: 2020
Regia: Charlie Kaufman
Genere: Arthouse, Psicologico, Surreale
★★★ 😰
Ragazza pensa di lasciare il fidanzato durante un gelida e surreale visita ai suoi genitori. Arthouse psicologico che parte con una piacevole ironia ansiogena per poi sfociare amaramente in una drammatica descrizione dell fallimento artistico, che è ormai un classico negli arthouse, è il solito autocompiaciuto, egocentrico e masturbatorio piagnisteo dell artista che parla solo di se stesso e si guarda l'ombelico pensando al suicidio mentre tutto il mondo brucia. Ma non è una questione di Temi perché amo l'esistenzialismo di Charlie Kaufman, da Sunshine a Synecdoche ha sfornato i piu interessanti prodotti onirici degli ultimi anni, e stilisticamente anche questo film non è male, parte con un ottimo viaggio in macchina che separa i due protagonisti che si contengono lo stretto schermo, parlano ma sono distanti anni luce e non si capiscono, non c'è alcuna intesa e la situazione diventa ironicamente imbarazzante, poi si arriva alla casa dei genitori e spunta anche una sottile atomosfera horror con la madre che continua a salutare, la storia del maiale, loro che non scendono, il seminterrato chiuso e un montaggio "sbagliato" che crea sempre piu ansia ed irritazione, le inquadrature e le parole si ripetono due o tre volte, le chiamate dell amica senza risposta o il cane che si sbatte freneticamente, anche i genitori appaiono gentili ma odiosi allo stesso tempo, sono tanti tucchi sottili per creare angoscia, ansia, irritazione. è un folle incontro surrealista pieno di sottili stranezze che mi è piaciuto e descrive bene questa forzata immersione nella vita di un'altra persona, la protagonista femminile è molto simbolica e oltre a rappresentare noi rappresenta la voglia di Fuga da questa vita triste, vuota e patetica. Sono tutte stranezze che formano un esilarante viaggio psicologico che poteva essere fantastico ma Kaufman rivela le sue carte troppo velocemente e a metà film l'ironia si perde e diventa totalmente un polpettone Arthouse drammatico, una volta che hai capito chi è il bidello tutto crolla, il secondo gelido viaggio in macchina nell oscurità della mente mi ha totalmente perso, non mi è piaciuto tutto il monologo META che cita la famosa critica cinematografica Pauline Kael che mi è apparso stucchevole e alienante, e poi si prova a parlare dei traumi adolescenziali, traumi con la madre, traumi a scuola, fallimenti artistici, sogni falliti e rimorsi di una vita intera, ma niente di questo è veramente sviluppato, nel terzo atto il film è cosi preso ad essere "artistico" che si dimentica di visualizzare la giovinezza di questo personaggio, come siamo arrivati a questo punto? cosa è successo? serviva un rapporto con la versione piu giovane di se stesso, il ricordo di un evento chiave, anche piccolo, che collegasse tutti questi fili intrecciati, in questo modo invece il viaggio nella mente finisce per concludersi in modo sbagliato e l'entrata a scuola diventa solo il solito sogno artistico che si contrappone alla amara realtà. Comunque il film ha cosi tante stranezze psicologiche che riesce ad intrattenere, il finale con i suoi balli, canti e cartoni animati riesce ad essere memorabile, ma Spesso le intenzioni non bastano e servono i muscoli di un grande regista, i piu grandi arthouse vengono rafforzati dalla potenza della qualità tecnica, Kaufman ci prova ad essere un artista autoironico e consapevole ma lo stile non basta a rafforzare le emozioni che vuole trasmettere, insomma dispiace dirlo ma qua la regia non è all'altezza del interessante contenuto narrativo.
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