Recensione Film
Anno: 2018
Regia: Julian Schnabel
Genere: Bio-pic, Dramma
★★★★ 😇
Willem Dafoe ripercorre I tormenti di Vincent Van Gogh in questo Ennesimo bio-pic del famoso pittore, attraverso una camera a mano, Pov in prima persona, inquadrature sfuocate e musica classica in sottofondo si cattura una poetica che scava nella confusione dell'uomo, si mostra l'inquietudine, l'ispirazione, la follia, la gioia e la confusione di una tragica Figura ormai mitica e leggendaria. E il rischio di giocare facile con l'icona c'è sempre, qua ogni tanto si sfiorano dialoghi che sembrano scritti con il senno di poi, tipo lui che dice "chissà forse faccio quadri per gente che non è ancora nata" ma comunqe a parte queste sbavature di dialogo il film è piuttosto sottile e raggiunge una sincera poetica umanista, molto bello all inizio quando dipinge il suo stivale e il vento trasforma la stanza in una nave in viaggio e poi sempre in cerca di ispirazione come un pellegrino con il bastone viaggia, attraversa un campo di girasoli morti, cammina e si muove immergendosi nella natura, si respira il magico rumore delle foglie mosse dal vento, dell erba, lui entra in pieno contatto con la terra, se la spalma in faccia, si siede in attesa del tramonto e s'immerge nell immensità della vita. E mi piace che invece di parlare solo del prodotto finito il film si concentra proprio sul processo creativo alla base di un arte, ci sono piu e piu momenti che mostrano il tracciare delle linee, forme, idee, sensazioni, concetti, il film non dice semplicemente "quando era bravo questo tizio a fare quadri" ma scava nel profondo nell suo incontrollabile desiderio di dipingere, di connettersi e comunicare con gli altri perché prigioniero di uno stato di isolamento costante che lo ha portato alla pazzia, e si mostra questo nell assalto alla ragazza, nei problemi con i bambini o la patologica dipendenza con Gauguin, e c'è una bellissima scena con il fratello fatta tutta di primi piani stretti e che cattura bene il loro rapporto intimo ma anche la loro triste distanza. A volte la camera a mano è troppo mossa e ci sono alcuni dialoghi incrociati che non mi hanno convinto, vanno di poco avanti e indietro nel tempo per rappresentare questa confusione mentale ma non sono proprio sicuro che questa tecnica funziona del tutto, detto questo resta comunque un grande film che cattura e dipinge la figura dell'artista in un quadro per l'eternità.
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