Recensione Film
Anno: 2018
Regia: Lars Von Trier
Genere: Thriller, Arthouse
Titolo Eng: The House That Jack Built
★★★ 😒
Jack è un Serial Killer che narra cinque dei suoi spietati crimini. Lars
Von Trier torna a confondere e provocare con un associazione macabra
tra la sua Arte e la violenza, Matt Dillon mi è piaciuto, la camera a
mano è ottima cosi come l'uso del colore rosso, gli episodi presi
singolarmente sono davvero potenti, c'è un asciuttezza da far paura,
la violenza mostrata è fredda fino all esagerazione, il protagonista è
spietato, crudele, malato, un mostro e ti senti sporco solo a guardarlo
agire, in piu mostrando la sua stupidità iniziale e l'ingenuità delle
sue povere vittime c'è quasi un elemento grottesco di commedia nera
restando comunque un film molto cinico e cattivo. Ma a Trier non gli
bastava fare un semplice film e deve rovinare tutto con il suo cavolo di
ego, ecco cosi che tra un episodio e l'altro c'è questa specie di
slideshow amatoriale dove il protagonista in voce fuoricampo riflette
ogni evento, si analizza, psicanalizza ogni cosa, si fanno seghe mentali
sull arte, sulla natura dell umanità, della vita, della morte, si
mostrano quadri famosi e non, filmini, fotografie, architettura, dieci
minuti a parlare di due lampioni che fanno un ombra, si parla dell uva
che marcisce, degli aereoplani, della mietitura dell erba e anche dei
nazisti gia che ci siamo, è un letterale documentario del film stesso
all interno del film, anzi no è un fotutto meta-commentary del regista al suo
stesso film, ed è qua che io getto la spugna, perché mi puoi mostrare
quello che vuoi in un film ma diamine fallo in una struttura decente,
non puoi continuamente soffermarti su ogni minima cosa e farmi sempre la
lezioncina filo/antropologica da quattro soldi su quello che vuoi dire, al
massimo falla alla fine se proprio non resisti ma ti prego non rompere
le balle dello spettatore con sta maledetta voce fuoricampo! e vi giuro
sarebbe facile liquidarlo come un film brutto ma non è cosi! gli episodi
sono fantastici! è questo che fa rabbia, Trier non è un ingenuo, sa
cosa significa tutto questo, il suo esplodere in esposizione è rifiutare
il sottotesto quasi mettendo le mani avanti consapevolmente, in questo
modo non puoi leggerci altro che quello che dice lui, ed è tutto fumo
negli occhi, tutte le tematiche presentate, tutte le riflessioni in
realtà sono una lunga barzelletta, il suo è puro sarcasmo sulla sua
stessa arte, ed è qui che fallisce nel profondo, la sua apparente
autoconsapevolezza è solo una maschera, un modo furbo per cercare di nascondere i suoi difetti, esempio lampante sono le canzoni pop utilizzate per stemperare il tutto cercando di allontanare la pretenziosità con un ritmo "cool" ma sono solo delle toppe, dei cerotti che appaiono Fasulli, sono musiche completamente fuoriposto visto che la pretenziosità di Trier è troppo grossa da nascondere. Insomma è una bella esperienza nera, amarissma e viscerale ma ci sono troppe cose frustranti che non gli perdono, senza le voci fuoricampo poteva essere un film pazzesco ma cosi è solo un esercizio di stile masturbatorio, un altro di quei grandi film arthouse da mettere nella categoria "cagate pazzesche".
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