Recensione Film
Anno: 2002
Regia: Roman Polanski
Genere: Dramma, Storico
★★★★ 😥
Pianista ebreo deve sopravvivere all occupazione nazista di Varsavia durante la seconda guerra mondiale. Toccante dramma storico che descrive tutta la sofferenza e il dolore del periodo e mi piace all inizio come la guerra irrompe all improvviso fermando la musica, funziona molto bene la famiglia per come è unita e si preoccupa per le notizie e le nuove leggi razziali ma anche si sente una forte indignazione e tragica impotenza per quello che stanno subendo, piena di sofferenza è l'entrata nel ghetto, la costruzione del muro intorno, la gente morta per le strade, la donna che disperata cerca il marito, si capisce la rabbia del fratello, fa male la scena dove prova a salvare un bambino che passava sotto il muro, brutale il momento dove lanciano un povero vecchio dalla finestra, fa male ripensare alla frase verso la sorella che avrebbe voluto conoscere meglio e a quell ultima cena con una caramella tagliata. Il film è una sofferenza dietro l'altra che trasforma e distrugge il protagonista e l'intera città, simbolica infatti è la statua del Cristo in piazza che assiste dall alto alla guerra fino a cadere distrutta nella neve, per non dire potentissima e desolante l'immagine dell intera città rasa al suolo con dei palazzi ormai scheletri senza piu vita, cosi come è di forte impatto la traversata del ghetto vuoto pieno di valigie e ancora morti abbandonati sulle strade in continuazione. Ottima è la trasformazione di Adrien Brody che da musicista dandy altolocato diventa un vero e proprio barbone che zoppica ed è pieno di tic nervosi, in alcuni momenti di azione e violenza Polanski sembra guardare a quanto fatto da Spielberg ma il film si differenzia per come invece che eroi mostra solo l'umanità con un protagonista che vive la guerra, aiuta i ribelli ma pensa a se stesso, non lotta o ha ideali, non porta rancore o odio, c'è molto osservare dalla finestra, scappare, fuggire, nascondersi, e sopratutto che ha una costante e percepibile Fame, la mancanza concreta di cibo rende tutto viscerale e umano piu di qualsiasi morale e spiegone possibile. E se la guerra è la morte la musica è la vita, Il pianista braccato come un animale trova sempre piu difficile fare il suo lavoro e mi piace molto che nel silenzio si deve rifugiare nella fantasia per poter suonare il piano, fino al climax totale del film dove la musica letteralmente gli salva la vita, una scena dove è un uomo distrutto, infreddolito, affamato, ha perso tutto, senza energie, con le dita doloranti, la minaccia di morte sulle spalle ma deve suonare per tirare fuori tutto questo male che ha dentro e mettere la sua anima e la sua passione nell arte, davvero un grande momento e porta anche ad un finale che rifiuta il risentimento e la vendetta e finisce invece con la luce e la voglia di aiutare gli altri, simbolo piu puro di umanità. Forse la seconda parte ha troppi momenti di attesa nella solitudine con un ripetersi di gente che lo aiuta e forzate scene d'azione alla finestra che non mi convincono molto, specie non mi piace il carroarmato che alza la mira proprio nel piano dove c'è lui, ma nell insieme tutto funziona bene ed è un ottimo film su questa grande tragedia storica.
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