Recensione Film
Anno: 2018
Regia: Jeremiah Zagar
Genere: Storia di formazione, Arthouse, Dramma
★★★ 😌
Ragazzo di Nove anni vive selvaggio insieme ai suoi fratelli mentre i loro genitori non sanno decidere se si amano o si odiano (maledetti). Poetica storia di formazione Arthouse piena di primi piani, camera a mano, musica enfatica e una regia sussurrata che gioca con le sensazioni e le emozioni, è una gioia vedere i ragazzi agire come animali Randagi correndo tra la foresta e ai bordi della civiltà , e graziosi sono i disegni e scarabocchi del giovane che ogni tanto prendono vita e si animano. Tutto è bello da vedere e sentire, in apparenza sembrerebbe un grande film ma piu ci penso e piu il tutto è solo tenero fumo negli occhi, il film ha un struttura forte ma viene rovinato da una visione poco sincera dell infanzia costruita da un adulto che sta proiettando forzatamente se stesso e la sua visione del mondo, odio infatti come si mischia l'infanzia e l'adolescenza, mancano figure autoritarie, mancano divisioni e scelte morali chiare, non amo questa idea anarchica della vita e non mi piace come il povero bambino viene strumentalizzato per fare uno stupido messaggio progressita da quattro soldi, tutti questi primi piani sulle tenere faccine di questi ragazzi si rivelano cosi solo un modo per intenerire in modo effimero, la magia e complessità dell infanzia è strumentalizzata e non ha vero spessore, il dramma dietro al conflitto con i genitori non riesce ad apparire autentico cosi come la difficoltà di crescere da soli non viene approfondità nel giusto modo. Insomma è un film costruito bene ma scritto male, non dico che sia brutto ma poteva essere molto di piu di un pretenzioso metaforone sull omosessualità , che vabbe vaffanculo eh, ma lui ha solo nove anni!
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