Recensione Film
Anno: 2016
Regia: Kim Ki-Duk
Genere: Dramma, Politico
★★★ 😑
Pescatore nord-Coreano finisce per sbaglio in sud-corea dove viene
accusato di essere una spia. Una semplice storia di confine che descrive
i pregiudizi e gli atriti tra nord e sud, il tragico protagonista
finisce prigioniero nella rete, schiacciato tra i fuochi di due nazioni
arroganti e paranoiche. Ammiro molto come il film sia realizzato con
estrema economia, praticamente è fatto con lo sputo, è ambietato in tre
semplici stanzette spoglie ma Kim ki-duk usa il suo stile poetico e
realista che con camera a mano e inquadrature voyeur da spessore anche a
blandi primi piani. Devo dire però che qua di poetica ce ne è poca e
non mi ha molto convinto, anzi spesso è arrivata la noia, tutto è un
lungo ed estenuante interrogatorio dove il protagonista ripete fino alla
nausea di non essere una spia, e ci sono poi tante cose realizzate
piuttosto goffamente, non mi convince il motivo per cui finisce nel
territorio del sud o come un personaggio muore di colpo troppo
velocemente, poi si presentano elementi quali il classico dualismo
poliziotto buono e poliziotto cattivo tagliati con l'accetta o la
tragica prostituta senza soldi che mi sono apparsi temi faciloni e poco
profondi per descrivere le varie ipocrisie del mondo capitalista.
Comunque tolto il lento ritmo e qualche sbavatura di forma, l'avventura
del pescatore riesce bene a presentare in modo asciutto la situazione
tragica di due paesi che non riescono proprio a fidarsi l'uno
dell altro.
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