Recensione Film
Anno: 1999
Regia: Lee Chang-dong
Genere: Dramma
★★★ 😢
Dramma diviso in 7 atti che ripercorrono all indietro 20 anni della vita di un uomo disperato. Lungo le rotaie di una ferrovia che scandisce i vari atti viaggiamo indietro nel tempo in cerca dell'origine di questo malessere, all inizio lui è comicamente patetico immerso in un dolore esplosivo ma piano piano inizia a venire fuori il suo carattere di merda e i suoi traumi che l'hanno reso arrogante e violento. Insomma non si arriva fino allo Slittino ma quasi, un film al contario che mostra il dramma esistenziale della perdita della purezza che arriva nell età adulta, il tutto si intreccia chiaramente con il dramma di una nazione intera che deve fare i conti con il suo di passato, mostrando il passato da poliziotto e militare del protagonista si parla di quel periodo storico nero per la Corea, così quell'essersi sporcato le mani diventa ferita sanguinante che isola e fa soffrire. Ho amato i primi atti, il suo canto di animale ferito, il suo vagare nel fiume, quella pesante pioggia inesorabile che lo avvolge o quella straziante visita in ospedale sono tutti momenti perfetti, ma la struttura episodica è difficile da digerire e Forse proprio per il suo voler essere un dramma politico dentro uno umano la seconda parte mi è apparsa un po' piatta, il suo essere schiavo della violenza e il sogno idilliaco di amore perduto mi suonano molto da generico dramma. Tra treni che passano e Caramelle alla menta resta comunque un buon film sulla crescita e il rimpianto, un infinito e Irreversibile loop di ricordi che delineano il cambiamento costante nell'esistenza di un pessimo uomo che ha percorso un vita piena di errori.
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