24 febbraio 2018

The Battleship Island

Recensione Film
Anno: 2017
Regia: Ryoo Seung-wan
Genere: Prison movie, Guerra, Dramma
★★★ 😖

Musicista coreano viene incarcerato insieme alla figlia nell isola di Hashima, una prigione-miniera controllata dai malvagi Giapponesi. Un Prison Movie nazionalista che parte con immaginario da Shoah per poi evolvere in tensioni politiche e momenti di guerra. Fare un film storico credibile è sempre difficile e qua alcune scene appaiono piatte e molto finte mentre altre funzionano bene a catturare un duro realismo, sopratutto amo le scene dentro la miniera, Vediamo corpi nudi, sporchi, sudati, si percepisce quella crudele atmosfera di grezza realtà che inquieta e fa paura, di sicuro la regia è davvero buona, è dinamica, l'uso dei gruppi, le reazioni, gli sguardi penetranti, funzionano i piccoli ma significativi dettagli come una formica schiacciata, un voler toccare la polvere che vola o una scheggia di legno nel piede ma anche momenti potenti come quelli musicali e l'intera assemblea "sindacale" con le candele in mano, Ryoo Seung-wan è bravo ma il suo problema è che non riesce a contenersi, è un fiume in piena che esagera sempre e spacca spesso gli argini, infatti qua l'umorismo presentato stona parecchio, il nazionalismo sfiora l'odio di propaganda, il messaggio di lotta di classe è fin troppo chiaro (c'è pure scala da alzare insieme) e nel terzo atto esagera completamente con melodramma, slowmotion e sparatorie. Ecco quindi che Il problema principale del film è che succedono troppe cose, è un buon piatto ma troppo abbondante, sembra assurdo dirlo ma nonostante duri solo due ore il film è troppo ricco di contenuti, si fa fatica a stare dietro a tutto quello che accade, i troppi dialoghi non danno tregua e il ritmo generale ne risente molto. Un Film Pasticciato insomma, intrattiene e diverte ma anche confonde in piu punti, ad esempio spunta nell assalto finale "L'estasi dell'oro di Morricone", e non riesco a decidermi se è una mossa geniale o pigra, alla fine credo che mi sia piaciuto ma penso sia solo mezzo riuscito, alcuni potrebbero amare il dramma della prima parte e altri il ludico caos della seconda, ma questo sbilanciamento di ritmo e toni gli impedisce di brillare completamente.

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