24 febbraio 2017

SILENCE

Recensione Film
Anno: 2016
Regia: Martin Scorsese (+)
Genere: Dramma, Avventura, Politico
★★★★ 😥

Due padri gesuiti partono per il Giappone in cerca del loro maestro increduli che abbia tradito. Film potente ma sussurrato, un viaggio di torture, sia fisiche ma sopratutto psicologiche con praticamente Niente musica e tanti momenti contemplativi, si mostra l’umanità condannata ad essere schiacciata da un eterno silenzio di un dio che non c’è o non vuole rispondere alle nostre sofferenze, un Rapporto tra uomo e divino doloroso e straziante, dolore che è alla base del cristianesimo che nasce e si è sviluppato nella persecuzione, nel martirio e nel valore del sacrificio. Pesante, ma la pesantezza è giustificata dalla forza del messaggio, il lento e ridondante ritmo è necessario per scavare e rendere serio il discorso che si sta costurendo, si parla di religione, di persecuzione religiosa e quindi il valore assoluto della libertà di culto, uno dei diritti universali dell uomo, nel film vediamo la violenza di una politica senza diritti dove si è costretti a dover scegliere tra essere liberi e morire per quello in cui si crede (che sia religione o credo politico) o essere schiavi e sopravvivere nella prigionia ideologica. Oltre a questo la struttura alla cuore di tenebra sottolinea anche una critica al colonialismo e all'arroganza dei missionari gesuiti, esportare la fede è controverso perché è difatto esportare conflitto, un invasione culturale che ovviamente crea divisioni interne e rompe gli equilibri politici e culturali di un paese, da un lato si predica pace e amore e dall'altro si è ben consapevoli di creare differenze sociali profonde che creano odio. il film quindi parla della differenza tra Fede e Religione, mostra come la religione sia pericolosa, un potere politico ed ideologico, non a caso molte delle scene di tortura richiamano in modo opposto 1984 di Orwell, l'inquisizione non attacca la Fede ma cerca di estirpare la Religione, perché una fede intima e personale è innoqua e non è pericolosa politicamente quanto la religione che come un ideologia vive di simboli, icone, gesti, di rituali che uniscono in modo pericoloso le persone e creano una vera e netta differenza sociale. Si elogia e critica la religione allo stesso tempo, si mostra il martirio sia come qualcosa di romantico che di molto stupido, è una storia di sconfitta ma anche di vittoria, si sente bene il conflitto e il senso di colpa del protagonista, buono il personaggio di Kichijiro che incarna la meschinità dell'uomo comune e il tumulto della fede, e gli unici dubbi che ho notato sono sulla superflua struttura epistolare e L'interpretazione di Garfield che non mi ha convinto, non credo di essere l'unico a pensare che uno scambio di ruoli con Adam Driver avrebbe alzato ancora di piu la qualità dell intero film.

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