3 febbraio 2021

Full Metal Jacket

Recensione Film
Anno: 1987
Regia: Stanley Kubrick (+)
Genere: Guerra, Dramma

★★★★★ 😤/😕

Dei Marine si preparano a partire per la guerra in Vietnam. La prima parte di Full Metal Jacket è una bomba pazzesca, il film parte benissimo con un addestramento militare grezzo, duro, brutale, traumatico, l'individuo sparisce con un totale lavaggio del cervello per formare il pensiero militare, l'autorità urla e sottomette perché è legge, giudice e censore che insulta, umilia, picchia, è volgare, blasfemo, arrogante, intransigente, domina i suoi allievi in nome della disciplina e addestramento. Tutto sempre con una chiara e netta ambiguità perché il ruolo del sergente istrutture è comunque una recita, quasi una maschera, la disciplina e le gerarchie militari sono valori a cui lo stesso soldato si deve sottomettere per crederci, l'addestramento duro sia fisico che mentale è necessario per formare gli uomini, plasmarli e prepararli agli orrori della guerra, e quando il singolo non si adegua alle norme del gruppo ecco che lo stesso gruppo si rivolta con atteggiamenti violenti e di nonnismo, masticando e sputando il debole e diverso. Insomma i primi 45 minuti sono un vero capolavoro con scene potentissime, ma poi arriva la seconda parte in Vietnam e arrivano i dubbi e le perplessità, nella mente continua a risuonare la prima parte e si fatica molto ad entrare nella nuova storia, c'è parecchia confusione e si sente il netto cambio di toni e stile che aliena lo spettatore, il protagonista non sembra neanche comportarsi come se avesse vissuto quegli eventi, li ha assimilati nel subconscio certo ma sembra fin troppo allegro, e poi il film cerca di fare satira sul vietnam con propaganda che manipola la verità, META documentario con interviste ai soldati che non hanno idea di cosa stanno facendo, le musiche pop, la voce narrante, il tipo pazzo sull elicottero che spara ai contadini, i soldati cinici che scherzano su cadavere nemico o vanno a prostitute a basso prezzo che è chiaramente messaggio verso lo stesso paese violato, c'è un soldato che è una chiara parodia di Rambo2, tutte cose poco sottili che non mi convincono, poi lentamente a fatica il film si rialza nella tensione finale contro un cecchino, il teso e cupo finale è davvero bello e piuttosto ambiguo con uno sparo finale mosso forse da pietà o vendetta, mi piace anche che Kubrick non è caduto nel solito cliché della Giungla ma le ambientazioni sono scheletri di città fumanti in scenari postapocalittici. E insomma il film è diviso in due nette parti che un po' lottano tra di loro, come la spillettà di pace e la scritta "born to kill" c'è una netta divisione duale e tematica tra il prima e il dopo, tra il conscio e il subconscio, e quindi non mi sento di dire che la seconda parte lo rende imperfetto o sbilanciato, ma è anche vero che a me la prima parte piace molto di piu della seconda, il primo atto è cosi bello, potente, viscerale, che bastava da solo per descrivere una discesa nella follia e violenza, si vede una netta morte interiore dell individuo che diventa cinica macchina di morte per l'esercito, la bellezza della sola prima parte dimostra che la seconda era superflua e non era poi tanto necessario andare in guerra per parlare di guerra.

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