12 novembre 2018

Lazzaro Felice

Recensione Film
Anno: 2018
Regia:Alice Rohrwacher
Genere: Dramma, Socio-Politico
★★ 😒

Lazzaro è un giovane tonto che vive in una cascina e rappresenta il puro e nobile spirito del Lavoro che viene sfruttato da due classi sociali patetiche e senza scrupoli. Un film di concetto che cerca a tutti i costi di dipingere il suo metaforone socio-politico ma è una visione confusa e miope della realtà che non sa bene cosa dire e la sua allegoria finisce per ALIENARE completamente qualsiasi spettatore occasionale che si deve subire una storia assurda e noiosa, grave errore è fare un protagonista apatico che subisce senza agire, grave errore non dargli un arco, una catarsi o un momento chiaro di rivelazione, grave errore affidarsi al magico realismo per confondere le acque e dire tutto e il contrario di tutto cosi ognuno ci vede un po' quello che ci vuole vedere, grave errore è dipingere un idea universale del lavoro e poi buttare tutto in una seconda parte super pretenziosa. Infatti dal punto di vista tecnico e narrativo la prima parte è di sicuro la piu riuscita, si dipinge magnificamente questo desolato posto sperduto sia nello spazio che nel tempo, una famiglia che è esattamente lo specchio di una delle infinite comunità del passato, belle le facce umili, gli atteggiamenti Ignorantoni di chi vive una vita semplice all ombra del padrone, una società prigioniera della povertà e della piramide sociale ma con un chiaro ruolo e quindi in qualche modo libera nell anima, e anche il rapporto di "amicizia" tra Lazzaro e Il figlio della marchesa mi era apparso interessante per come la relazione tra i due spaccava le dinamiche trovando un punto comune di libertà, ma tutto e dico tutto viene buttato nel cesso con un assurdo timeskip, persino il variegato cast viene tagliato via senza motivo, la seconda parte si getta a piedi uniti nella pretenziosità con un magico realismo che non va da nessuna parte, cerca di parlare del lavoro e della società di oggi ma nulla sembra autentico, nulla arriva sincero, ogni frase, ogni parola ha dentro un odioso e palese sottotesto che vuole forzarti in gola il suo confuso messaggio sociale su come vanno le cose al giorno d'oggi, allora non capisci se il film vuole dirti che "si stava meglio quando si stava peggio" o che le cose sono sempre le stesse e non cambiano mai. Quando "la musica se ne va, scappa" il film raggiunge il massimo livello di pretenziosità e il tutto diventa una super cazzola che si crede profonda e poetica ma in realtà non ha alcun senso. Insomma è un film schiavo della sua voglia di essere impegnato, il sottotesto si mangia il testo e diventa un incomprensibile ammasso di stupidate per chiunque non sia uno di quei spocchiosi radical chic di sinistra che si masturbano con la parola Lavoro.

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