Recensione Film
Anno: 2018
Regia: Gustav Möller
Genere: Thriller, Bottle-movie
★★★★ 😰
Al centralino della polizia arriva la chiamata di una donna rapita. Un thriller minimalista tutto in una location che mi è davvero piaciuto, L'idea di "film al telefono" non è nuova ma qua viene sviluppata molto bene, un indagine che appassiona, siamo con il protagonista ad ogni nuova informazione, arriva molto bene la sorpresa, l'angoscia, l'ansia, l'ira, la frustrazione, il dramma e l'introspezione. Io amo quando i film sono tutto d'un fiato e non spezzano il punto di vista della narrativa, cosi restando sempre sul personaggio si vive la sua nottata infernale al 100%, Un one man show con un Bravo attore che sembra letteralmente invecchiare davanti ai nostri occhi (verso la fine mi sono detto "ma non era biondo???") lui è un poliziotto ribelle in cattività, non ama questo ruolo perché lo costringe a mantenere la clama, a riflettere e agire razionalmente, cosi lo vediamo bollire dalla voglia di aiutare a qualsiasi costo e questo funziona molto bene, sopratutto quando questa idea del classico eroismo cavalleresco gli si ritorce contro con un chiaro senso di colpa al centro della storia. Il finale essendo molto introspettivo potrebbe non piacere a tutti ma secondo me è ciò che lo distingue dall generico thriller, poi si potrebbe dire che è un film visivamente monotono visto che siamo per due ore attaccati al faccione del protagonista ma nonostante le inquadrature strette la regia varia molto bene in base al momento con una netta discesa introspettiva in un ufficio sempre piu buio. Questo approccio alla narrativa è molto Letterario o meglio dire Radiofonico, dobbiamo visualizzare persone intere, aree che non vengono mostrate, ambienti, scenari, situazioni orribili che dipingiamo insieme al protagonista grazie alla buona gestione delle informazioni, sono vere e proprie inquadrature virtuali che entrano potenti nella nostra testa.
Anno: 2018
Regia: Gustav Möller
Genere: Thriller, Bottle-movie
★★★★ 😰
Al centralino della polizia arriva la chiamata di una donna rapita. Un thriller minimalista tutto in una location che mi è davvero piaciuto, L'idea di "film al telefono" non è nuova ma qua viene sviluppata molto bene, un indagine che appassiona, siamo con il protagonista ad ogni nuova informazione, arriva molto bene la sorpresa, l'angoscia, l'ansia, l'ira, la frustrazione, il dramma e l'introspezione. Io amo quando i film sono tutto d'un fiato e non spezzano il punto di vista della narrativa, cosi restando sempre sul personaggio si vive la sua nottata infernale al 100%, Un one man show con un Bravo attore che sembra letteralmente invecchiare davanti ai nostri occhi (verso la fine mi sono detto "ma non era biondo???") lui è un poliziotto ribelle in cattività, non ama questo ruolo perché lo costringe a mantenere la clama, a riflettere e agire razionalmente, cosi lo vediamo bollire dalla voglia di aiutare a qualsiasi costo e questo funziona molto bene, sopratutto quando questa idea del classico eroismo cavalleresco gli si ritorce contro con un chiaro senso di colpa al centro della storia. Il finale essendo molto introspettivo potrebbe non piacere a tutti ma secondo me è ciò che lo distingue dall generico thriller, poi si potrebbe dire che è un film visivamente monotono visto che siamo per due ore attaccati al faccione del protagonista ma nonostante le inquadrature strette la regia varia molto bene in base al momento con una netta discesa introspettiva in un ufficio sempre piu buio. Questo approccio alla narrativa è molto Letterario o meglio dire Radiofonico, dobbiamo visualizzare persone intere, aree che non vengono mostrate, ambienti, scenari, situazioni orribili che dipingiamo insieme al protagonista grazie alla buona gestione delle informazioni, sono vere e proprie inquadrature virtuali che entrano potenti nella nostra testa.
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