Recensione Film
Anno: 2019
Regia: Darius Marder
Genere: Dramma
★★★★★ 😭
Batterista perde l'udito e la sua vita viene completamente stravolta. Un dramma su un handicap che viene approcciato come una dipendenza da droga dove il protagonista non vuole arrendersi al passato e le prova tutte per tornare alla sua dose di sonoro quotidiana, il tutto nella sua apparente semplicità mi ha commosso piu volte, cè uno stupendo rapporto con un mentore che è incredibile e straziante, ogni scena di dialogo con questa grande figura è potentissima e senti l'infinita saggezza di quest'uomo che ha vissuto tanto dolore nella sua vita e continua a combattere ogni giorno le sue battaglie interiori con carta e penna. Lo stesso protagonista funziona e bastava un niente per renderlo odiosissimo, invece si vede e sente che è una persona buona, cresciuto pieno di traumi ha una rabbia interiore che incanalava e sfogava nella batteria, tolto questo sfogo si trova di colpo perso e incapace di controllare questo caos distruttivo che gia lo ha portato alla droga, Riz Ahmed mi ha convinto anche se fa ogni tanto quella faccia da "ma diavolo, proprio a me doveva capitare?" L'uso del sonoro è perfetto a descrivere la soggettività di questa condizione, dall inquietante e spaventoso acufene iniziale che quasi ti sembra che venga dalla tua testa a l'ovattatura del silenzio di questo nuovo mondo, per poi arrivare al suono elettronico e metallico del titolo, spaventoso, gracchiante, alieno, mostruoso. Mi sono piaciuti poi i tanti dettagli che arricchiscono il tutto, la sua ritrosia e le tante situazioni di tragica incomunicabilità, il suo vergognarsi verso l'uso dei gesti, l'urlare, lo schiacciare la ciambella con tanta rabbia, l'essere costretti a tornare a scuola con i bambini, i tatuaggi brutti sul corpo, il valore del sogno del camper e di quel viaggio musicale interrotto, insomma è un film su quanto la vita è amara e bastarda e ti toglie tutto di colpo, è un film sulla crescita, sulla rinascita, e sul sopravvivere, niente tornerà come prima e scendono le lacrime per come finisce il rapporto con il mentore e con la fidanzata, con quel "va bene cosi, mi hai salvato la vita"
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